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Gentoo's Bugzilla – Attachment 72468 Details for
Bug 111911
[it] translated making-the-distro-p1.xml
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making-the-distro-p1.xml
making-the-distro-p1.xml (text/plain), 19.94 KB, created by
Paolo Palana
on 2005-11-08 13:50:13 UTC
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)
Description:
making-the-distro-p1.xml
Filename:
MIME Type:
Creator:
Paolo Palana
Created:
2005-11-08 13:50:13 UTC
Size:
19.94 KB
patch
obsolete
><?xml version='1.0' encoding="UTF-8"?> ><!-- $Header: /var/www/www.gentoo.org/raw_cvs/gentoo/xml/htdocs/doc/en/articles/making-the-distro-p1.xml,v 1.5 2005/10/09 17:13:23 rane Exp $ --> ><!DOCTYPE guide SYSTEM "/dtd/guide.dtd"> > ><guide link="/doc/it/articles/making-the-distro-p1.xml" lang="it" disclaimer="articles"> ><title>Costruire una distributione, Parte 1</title> > > ><author title="Autore"> > <mail link="drobbins@gentoo.org">Daniel Robbins</mail> ></author> > ><author title="Traduttore"> > <mail link="nsr2@tiscali.it">Paolo Palana</mail> ></author> > ><!--<author title="Editor"> > <mail link="fox2mike@gentoo.org">Shyam Mani</mail> ></author>--> > > ><abstract> >Ognuno di noi ha una storia da raccontare sulla proria esperienza con Linux. >Questa è la storia di Daniel Robbins. In questo primo di tre articoli, lui racconta >di come sia diventato uno sviluppatore Stampede Linux e del perchè ha lasciato Stampede >per dar vita ad una propria distribuzione chiamata Enoch. ></abstract> > ><!-- The original version of this article was first published on IBM >developerWorks, and is property of Westtech Information Services. This >document is an updated version of the original article, and contains >various improvements made by the Gentoo Linux Documentation team --> > ><version>1.3</version> ><date>2005-10-09</date> > ><chapter> ><title>Nascita della distribuzione Gentoo Linux</title> ><section> ><title>Linux e me</title> ><body> > ><p> >Per ogni fanatico di Linux c'è un momento in cui questo diventa molto di più che un semplice >nome e si rivela come la cosa più bella, potente e stimolante che qualsiasi sviluppatore >abbia mai incontrato. La mia folgorazione avvenne mentre lavoravo presso l'Università >del New Mexico come amministratore di sistema. Il nostro server NT stava funzionando >abbastanza bene e quindi avevo molto tempo libero. Cosi installai Debian su un server >dotato di un Pentium 166 ed iniziai ad imparare ... e imparare e imaparare. >E da allora fui rapito. ></p> > ><p> >Per prima cosa imparai le cose fondamentali: come guardasi intorno, fare un backup, >far funzionare Samba, etc. Dopo di che feci il set up di qmail e Apache, imparai python >e la programmazione di shell, quindi realizzai una intranet dipartimentale. >Mi installai Linux a casa ed iniziai a provare più distribuzioni diverse. >Alla fine ho optato per Stampede Linux. Sappiamo tutti come vanno le cose: >all'inizio si lotta per apprendere i principi fondamentali di Linux non appena, però >si ha una conoscenza decente, si personalizza la propria distribuzione e si continua >ad imparare mentre si procede. Poiche' Linux non ha nulla da nascondere, è possibile >esplorare la tecnologia ed i tools che lo rendono unico mentre si accresce la propria >abilità . ></p> > ></body> ></section> ><section> ><title>La forza di Linux risiede nelle potenzialità che offre</title> ><body> > ><p> >Linux offere delle cose che non avevo mai visto prima. Se dovessi mettere >quel magico qualcosa nelle parole, lo chiamerei potenziale: il potenziale per cambiare, >per migliorare, per riparare le cose,e si, persino per romperle. Ogni volta che >aggiornavo la versione del kernel vedevo migliorare Linux davanti ai miei occhi e >trasformarsi quasi quotidianamente. And I was along for the ride! Ero parte della >trasformazione. Ero fun. ></p> > ><p> >Se sei come me, prima di aver conosciuto Linux e il software libero avrai sicuramente >visto quelle grandi compagnie di Redmond e Cupertino fornire dei sistemi operativi, >di ultima generazione, che finalmente lavoravano esattamente come vuoi te. >Quel sogno però non si è mai trasformato in realtà e mentre stavamo aspettando, Linux >si è fatto avanti. Sebbene all'inizio avesse contorni poco definiti ha dato a noi hacker, >uomini e donne, qualche cosa su cui lavorare mentre rimanevamo in attesa della prossima >grande cosa. Poi un giorno ci siamo svegliati e ci siamo accorti che quella prossima >grande cosa era proprio Linux e sorridendo abbiamo continuato a lavorare sul codice. ></p> > ></body> ></section> ><section> ><title>La forza di Linux risede nelle persone</title> ><body> > ><p> >Come passo successivo ho imparato che cosa era Linux per la gente. Non è rinfrescante?i >Linux non è solo un mucchio di codice sorgente, ma è una comunità . >Possiamo, quindi, contare su questa comunitia' per ottenere le nostre risposte, >e diventiamo parte di questa comunita' quando iniziamo ad aiutare gli altri >contribuendo con il nostro tempo e la nostra esperienza. ></p> > ><p> >IRC (Internet relay chat) è un bel posto dove incontrare gente e sprecare un bel >mucchio di tempo. Il canale #stampede su irc.openprojects.net è diventato il mio >ritrovo ufficiale. E' il posto dove ho fatto le mie domande su Linux e dove ho iniziato >ad aiutare altre persone. #stampede necessessitava disperatamente di utenti Linux >esperti per aiutare i neofiti che avevano appena installato la distribuzione. >Come spesso accade in IRC molte delle persone esperte in Stampede avevano perso il loro >zelo nel rispondere alle domande di un (ulteriore) neofita. Ero cosi eccitato dal >fatto che conoscessi le risposte alle domande dei principianti che non potei >desistere dall'aiutarli! E fu cosi che iniziò il mio coinvolgimento con Stampede. >Ero solo un'altra persona a cui piaceva rispondere alle domande. Naturalmente il mio >intento non era del tutto altruistico visto che aiautavo anche me stesso a diventare >un esperto di Linux attraverso l'esperienza che le persone più esperte del canale (per >non citare gli sviluppatori stessi di Stampede) hanno potuto offrire. ></p> > ></body> ></section> ><section> ><title>Rimanere Coinvolti</title> ><body> > ><p> >Quando la gente mi chiede come possa essere stato coinvolto in un progetto open >source, dico loro di trovare un posto in cui possano risultare utili, anche se >solo con domande basilari su Linux. Un sincero desiderio di aiutare gli alri è >un buon biglietto da visita nella comunità Linux, visto che questo sentimento >è il cuore di tutto lo sviluppo open source (incluso Linux quindi), o almeno >cosi dovrebbe essere. ></p> > ><p> >Durante il proprio cammino è inevitabile incorrere in persone che ne sanno >più di noi, allora impariamo da loro proprio come un neofita continua ad >imparare da noi. Poichè è probabile che si acquisisca sempre più esperienza >è altresi probabile che avremo maggiori opportunitià per offrire il nostro >aiuto in nuove situazioni. >Forse alcuni sviluppatori di progetti avranno da suggerire qualcosa, >oppure chiederanno a loro volta aiuto. Potrebbero anche invitarti a far parte >di un team di sviluppo. Se il tuo obiettivo principale è aiutare gli altri, >sarebbero sciocchi ad allontanarti da li. Se hai aiutato molte persone allora >sarai sicuramente notato dalla comunità e ciò è proprio quello che è successo >tra Stampede e me. ></p> > ><p> >Gradualmente ho iniziato ad essere sempre di più coinvolto nello sviluppo di >Stampede. In breve tempo diventai uno sviluppatore ufficale. Con la >benedizione di skibum (Matt Wood, capo di Stampede honcho) ho iniziato a lavorare >ad una nuova versione del formato primitivo dei pacchetti .slp. A quel tempo il >formato .slp era formato da un archivio .tar.bz2 con una parte finale di lunghezza >fissa in coda che conteneva informazioni sull'autore del pacchetto, una descrizione >dei contenuti, il creatore del pacchetto ecc. Questo approccio aveva principalmente >due problemi: i campi erano di lunghezza fissa e la parte finale non era poi cosi >grande,inoltre non c'era flessibilita' nel formato (ovvero non era possibile aggiungere >campi addizionali al formato .slp in futuro). Ovviamente cio' cosa ha richiesto >revisione importante. ></p> > ><p> >Lavorando insieme agli sviluppatori senior di Stampede ho scritto una proposta >su come eliminare tali problemi. Dopo di che ho iniziato a codificare il prototipo >del tool in Pyton. Il nuovo formato (che aveva nome in codice slpv6) era piuttosto >simile al formato di file IFF del mondo Amiga. Questa nuova generazione del formato >.slp forniva 2 32 campi, 2 32 categorie di campi e una lunghezza massima del campo >dati di 2 32 bytes. Non solo il formato era molto flessibile, era anche piu' compatto >del plain-text e facile da analizzare. Il formato poteva memorizzare sia i dati >in formato testo che dati binari, il che offriva maggiori possibilità per il futuro. >L'idea era quella di porre questa nuova generazione di header dinamico alla fine >del file di archivio producendo quindi una nuova generazione di formato .slp che >avrebbe servito gli utenti Stampede per gli anni a venire e allo stesso tempo >avrenne mantenuto la compatibilità con lo standard UNIX per i formati di archivio. ></p> > ></body> ></section> ><section> ><title>Le persone possono risultare sgradevoli</title> ><body> > ><p> >Lo sviluppo di slpv6 era iniziato bene e tutti gli sviluppatori senior erano >felici dei miei progressi. Sfortunatamente, però, due sviluppatori Stampede >lower-level desideravano controllare il progetto slpv6. Loro non gradirono >la direzione che avevo preso e persero molto del loro tempo a denigrare il sistema. >Benchè passassi ore in discussioni di sviluppo infuocate difendendo >la mia proposta contro i loro attacchi non fummo in grado di risolvere niente. >Naturalmente ben presto fu chiaro che erano in polemica con me e che non >sarebbero stati contenti fino a che il loro scopo non fosse stato raggiunto. >Per mia fortuna il progetto ebbe l'approvazione degli sviluppatori senior. >Queste discussioni, però, iniziarono a pesarmi veramente molto e resero lo sviluppo >di Stampede sgradevole. Ugh! ></p> > ><p> >Purtroppo non potendo evitare questi individui su #stampede non ho potuto più utilizzare >questo canale per chattare con gli sviluppatori higher-level. >Ogni volta che entravo questi mi aggredivano e tentavano di insidiare il mio >lavoro. Usavano anche metodi più subdoli, come convocare delle riunioni di sviluppo >con il solo scopo di denigrare il mio lavoro davanti agli sviluppatori senior. >Hanno anche provato a richiedere delle votazioni, nel tentativo di prendere il >controllo su Stampede. Ovviamente richiedevano il voto solo quando era loro opinione >di essere riusciti a convincere un numero sufficiente di persone ad essere d'accordo >con loro. Dall'inizio alla fine di queste vicende ho sempre continuato lo sviluppo >del mio slpv6. Era inutile dire che ai sviluppatori senior piaceva il mio lavoro >e volevano che io continuassi (infatti senza il loro supporto non sarei stato in >grado di soppotare il braccio di ferro). ></p> > ></body> ></section> ><section> ><title>Capire "gli strani"</title> ><body> > ><p> >Questi due individui, che appartenevano alla categoria degli sviluppatori, a me piace >chiamarli "gli strani". Sebbene tali persone mi resero lo sviluppo un lavoro assai >pesante, devo ammettere che ho anche imparato molto durante i nostri confronti. >A questo punto mi fa piacere proporre una sorta di descrizione completa su "gli strani": >le qualità che rendono "uno strano", il modus operandi di "uno strano" e come sia >possibile, per un capo progetto, affrontare e possibilmente corregerei "uno strano" >senza troppo inpegno. ></p> > ><p> >Per evitare danni emotivi, c'è bisogno di un prerequisito: spina dorsale. >Se non si è in grado di confrontarsi con "uno strano" in maniera rispettosa, >ma ferma, non ci sono speranze. L'obiettivo di "uno strano" è controllare il >più possibile del tuo progetto cosi che lui, o lei, si senta importante. >"Uno strano" può usare più tecniche per realizzare ciò. Per prima cosa >comincia a criticare ingiustamente o a protestare vibratamente nei confronti >del progetto e/o nei confronti degli sviluppatori che vi lavorano. >Successivamente si asterranno dal fornire una soluzione costruttiva ed inoltre >non saranno disposti a collaborare al progetto in nessuna altra maniera se >non attraverso la loro promozione a project manager. Il loro scopo è convincere >a dargli più autorità possibile in maria tale che possano risolvere >i problemi che solo loro, con i loro occhi finemente addestrati, possono >vedere. ></p> > ><p> >Se il criticare ed il protestare non risultano sufficienti, loro chiederanno una >riunione di sviluppo. Questo gli darà la possibilità di provare a dividere il >team in due fazioni. Quando poi penseranno di aver attirato dalla loro parte un >sufficiente numero di persone chiederanno il voto (essendo sicuri di vincere). >Se non vincono le votazioni, oppure se queste non vengono prese in >considerazione spingeranno per una nuova riunione per la prossima settimana e >cercheranno ancora di spaccare il team e ripeteranno questo processo sino >all'infinito. ></p> > ><p> >Se l'approccio basato sulle riunioni non funziona, "gli strani" diventeranno i >riformatori. Assumendo questa posizione e proveranno a migliorare (leggi minare) >il processo decisionale/esecutivo ritenuto oppressivo e ingiusto tentando di >sostituirlo con qualche cosa di più democratico (leggi: facilmente manipolabile). >Ciò spesso coinvolgerà il convincervi che dovreste fare qualsiasi cosa la maggior >parte dei vostri sviluppatori vogliano. "Gli strani" adorano ciò in quanto >non si potrà non tener conto dei voti delle riunioni per sempre (muhahaha!). >Se una cosa del genere dovesse accadere, avremmo fornito alla "strano" le >chiavi per il nostro Lexus. Diverremo impotenti. ></p> > ><p> >Seguendo un'altro approccio "gli strani" faranno prima indisporre e poi >porteranno via i vostri sviluppatori più produttivi. Successivamente >condurranno l'intero team nella frenesia mentre tenteranno con tutto le >loro forze di sovvertire la struttura gerarchica del progetto. Alla fine >se i loro sforzi dovessero risultare ancora vani cercheranno di raggruppare >il più alto numero di "disertori" possibile e creeranno un fork del progetto. >Ouch! ></p> > ></body> ></section> ><section> ><title>Gestire "lo strano"</title> ><body> > ><p> >Questo genere di individui sono identificabili piuttosto facilmente, sono quelli >che non hanno scritto nemmeno una linea di codice (e nemmeno hanno l'intenzione >di farlo). Piuttosto passeranno la maggior parte del loro tempo nel parlare di cose >più importanti. Sapete, quei problemi organizzativi..... Se si è capo progetto è >abbastanza facile trattare con loro. Potremmo dirgli che non vogliamo prendere >in considerazione nessuna delle loro proposte a meno che non producano del codice >operativo, oppure insistere sul fatto che il loro aiuto costruttivo al progetto >corrente include anche l'obbedienza al capo progetto, prima di dare loro la >possibilita' di offrire qualsiasi critica (costruttiva). Se iniziano a scrivere >del buon codice o iniziano ad essere veramente di aiuto bene, altrimenti è meglio >chiedergli di andarsene. A questo punto o lascieranno il progetto (se li ignoriamo >abbastanza a lungo) oppure cominceranno ad agire iniziando a scrivere codice e >generalmente diventeranno anche più amabili. ></p> > ><p> >Sfortunatamente, però, gli sviluppatori senior di Stampede non gestirono a dovere >"gli strani", e diedero loro la possibilità di tormentare me (ed altri) fino >all'infinito. Mentre, da una parte, gli sviluppatori senior erano >favorevoli al mio lavoro di sviluppo, dall'altra non fecero molto per tenere questi >tizi sotto controllo. Cosi un giorno decisi che sarebbe stato più facile creare una >distribuzione tutta mia piuttosto che continuare a tollerare quei due "strani". >Mi sono dimesso da sviluppatore Stampede ed ho iniziato a progettare la mia >distribuzione. ></p> > ><p> >Mentre pensavo che lasciare un progetto a causa di due sviluppatori lower-level >fosse una cosa un pò strana, il fatto che quelli non si erano occupati di quello >che realmente era indicato nel progetto aveva avuto seri problemi di gestione. >Se gli sviluppatori higher-level non potevano o non volevano garantire che >lo sforzo degli sviluppatori Stampede fosse piacevole e ripagante allora io non >volevo più collaborare con loro. ></p> > ></body> ></section> ><section> ><title>Iniziare di nuovo</title> ><body> > ><p> >Una volta che me ne ero andato tirai un gran sospiro di sollievo. Wow! Finalmente, >le cose erano calme e quiete. Adesso era giunto il momento di decidere che cosa la >mia distiribuzione sarebbe stata ed in che modo avrebbe contribuito al panorama >delle distribuzioni Linux. Una delle cose che mi attrassero verso Stampede furono >le sue grandi prestazioni (grazie all'uso del compilatore sperimentale pgcc >ottimizzato per il pentium). Cosi decisi di focalizzarmi per prima cosa sulle >prestazioni. Oltre a voler minimizzare l'utilizzo di CPU volevo anche cercare di >minimizzare lo spreco di risorse. Moltissime distribuzioni (specialmente quelle più >popolari) avviano di default moltissimi demoni e cosi ci si ritrova ad avere >a malapena la RAM per aprire un xterm. La mia distribuzione, invece deve essere >snella e deve consumare le risorse indispensabili, cercando di massimizzare le >prestazioni dekk'hardware su cui gira. Decisi quindi di adottare un approccio >olistico e di analizzare il problema delle prestazioni sotto tutti i punti di >vista. ></p> > ><p> >Purtroppo avevo una seria insufficienza di risorse, da allora io ero l'unico >sviluppatore della mia distribuzione! Come potervo creare qualche cosa di >comparabile con Caldera o RedHat tutto da solo? La risposta fu: automazione. >Cominciai a scrivere scripts per far combaciare ogni cosa, cosi da avere il >minor tempo possibile inpegnato in lavori ripetitivi. Dopo tutto, altrimenti, >i computer che ci sono a fare? ></p> > ><p> >Ben presto, però, mi accorsi che scrivere semplici script per favorire >l'automazione non era abbastanza. Avevo bisogno di progettare un sistema >completo che mi permettesse di creare una distribuzione Linux da zero. >Chiamai tale sistema ebuild ed iniziai a lavorare. Il sistema ebuild doveva >essere in grado di creare automaticamente tutti i file binari necessari >per una distribuzione, automatizzando ogni cosa, dallo "spacchettamento" >al patching del software, all'installazione fino alla creazione di nuovi >pacchetti. Dopo aver creato un prototipo eseguibile del sistema ebuild iniziai >a creare gli script per i componenti essenziali per una distribuzione (come ad >esempio gcc, gcc, glibc, binutils, util-linux e cia dicendo). >La mia Stampede box piano piano si stava trasformando nel mio sitema, riscrissi >gli script di inizializzazione (basandoli susli script di inizializzazione >che avevo progettato in precedenza per Stampede). In fine testai ed installai >tutti i nuovi pacchetti da me creati. ></p> > ><p> >Pochi mesi dopo avevo ultimato una distribuzione Linux autosufficiente. La chiamai >Enoch, mi rilassai e risi, appagato. Ma cosa si è trasformato in Enoch, e come >è evoluta in Gentoo Linux? >Questo lo potrai scoprire leggendo il mio prossimo articolo nel quale racconto come >Enoch sia poi diventata Gentoo Linux e le principali modifiche apportate lungo >la strada. ></p> > ></body> ></section> ><section> ><title>Risorse</title> ><body> > ><ul> > <li> > Continua a leggere la mia storia com "Costruire una distribuzione" > <uri link="/doc/en/articles/making-the-distro-p2.xml">Part 2</uri>and > <uri link="/doc/en/articles/making-the-distro-p3.xml">Part 3</uri>". > </li> > <li> > Visita il <uri link="/index.xml">sito Web di Gentoo Linux Web</uri> per avere > più informazioni sulla distribuzione. > </li> > <li> > Conosci in maniera più approfondita il sistema ebuild di Gentoo Linux > nell'articolo di Robbins, <uri link="http://www.gentoo.org/doc/en/articles/bash-by-example-p3.xml"> > Bash by example, Part 3</uri>. > </li> ></ul> > ></body> ></section> ><section> ><title>L'autore</title> ><body> > ><p> >Daniel Robbins vive a Albuquerque, New Mexico. E' stato presidente/CEO di >Gentoo Technologies Inc., Chief Architect del progetto Gentoo ed ha contribuito >come autore a molti libri pubblicati da MacMillan: Caldera OpenLinux Unleashed, >SuSE Linux Unleashed, and Samba Unleashed. Daniel ha avuto a che fare con i computer >in diverse maniere, già dal secondo grado quando fù dapprima esposto al linguaggio >di programmazione Logo e poi a dosi potenzialmente letali di PacMan. Questo >probabilmente spiega perchè da allora ha lavorato come Lead Graphic Artist presso SONY >Electronic Publishing/Psygnosis. Daniel ama passare tempo con sua moglie Mary >e con la sua bambina, Hadassah. Puoi contattare Daniel all'indirizzo ><mail link="drobbins@gentoo.org">drobbins@gentoo.org</mail>. ></p> > ></body> ></section> ></chapter> ></guide>
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