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Gentoo's Bugzilla – Attachment 45552 Details for
Bug 73825
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hb-install-hppa-disk.xml
hb-install-hppa-disk.xml (text/plain), 11.33 KB, created by
Stefano Pacella (RETIRED)
on 2004-12-08 11:10:31 UTC
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)
Description:
hb-install-hppa-disk.xml
Filename:
MIME Type:
Creator:
Stefano Pacella (RETIRED)
Created:
2004-12-08 11:10:31 UTC
Size:
11.33 KB
patch
obsolete
><?xml version='1.0' encoding='UTF-8'?> ><!DOCTYPE sections SYSTEM "/dtd/book.dtd"> > ><!-- The content of this document is licensed under the CC-BY-SA license --> ><!-- See http://creativecommons.org/licenses/by-sa/1.0 --> > ><!-- $Header: /var/cvsroot/gentoo/xml/htdocs/doc/en/handbook/hb-install-hppa-disk.xml,v 1.12 2004/11/20 22:23:30 neysx Exp $ --> > ><sections> > ><version>1.9</version> ><date>2004-09-30</date> > ><section> ><title>Introduzione ai dispositivi a blocchi</title> ><subsection> ><title>Dispositivi a blocchi</title> ><body> > ><p> >Si dà ora un'occhiata approfondita agli aspetti relativi ai dischi in Gentoo Linux e in Linux in generale, tra cui i filesystem Linux, le partizioni e i dispositivi a blocchi. Quindi, una volta acquisita familiarità con i dischi e i filesystem, si viene guidati attraverso il processo di configurazione delle partizioni e dei filesystem per l'installazione di Gentoo Linux. ></p> > ><p> >Per cominciare, si introducono i <e>dispositivi a blocchi</e>. Il dispositivo a blocchi più famoso è molto probabilmente quello che rappresenta il primo hard disk SCSI in un sistema Linux, <path>/dev/sda</path>. ></p> > ><p> >I dispositivi a blocchi rappresentano un'interfaccia astratta ai dischi. I programmi utente possono usare questi dispositivi a blocchi per interagire con i dischi, senza doversi chiedere se si tratta di unità IDE, SCSI o di qualsiasi altro tipo. Il programma può semplicemente indirizzare la memorizzazione su disco attraverso dei blocchi contigui, accessibili in modalità random, e di dimensione pari a 512 byte ciascuno. ></p> > ></body> ></subsection> ><subsection> ><title>Partizioni e slices</title> ><body> > ><p> >Nonostante sia possibile usare un intero disco per il sistema Linux, ciò non è quasi mai messo in pratica. Invece, i dispositivi a blocchi del disco sono divisi in parti più piccole e più maneggevoli. Sulla maggior parte dei sistemi, queste sono chiamate <e>partizioni</e>. Altre architetture usano una tecnica simile, chiamandole <e>slices</e>. ></p> > ></body> ></subsection> ></section> ><section> ><title>Impostare uno schema di partizionamento</title> ><subsection> ><title>Numero e dimensione delle partizioni</title> ><body> > ><p> >Il numero delle partizioni è altamente dipendente sull'ambiente. Per esempio, se si hanno molti utenti su una stessa macchina, molto probabilmente si desidera tenere separate le directory <path>/home</path>, aumentando così la sicurezza e rendendo più facile il backup. Se si sta installando Gentoo per utilizzarlo da mailserver, <path>/var</path> dovrebbe essere separata poichè tutta la posta viene memorizzata in essa. Una buona scelta del filesystem è quella che massimizza le prestazioni. I gameserver è bene che abbiano una partizione separata per <path>/opt</path>, visto che la maggior parte dei server di gioco sono installati li. La stessa cosa vale per <path>/home</path>: sicurezza e backup. ></p> > ><p> >Come si è visto, molto dipende da cosa si desidera realizzare. Partizioni o volumi separati hanno i seguenti vantaggi: ></p> > ><ul> ><li> > Si può scegliere il filesystem con maggiori prestazioni per ogni partizione o volume ></li> ><li> > L'intero sistema non può esaurire lo spazio libero se un tool malfunzionante scrive all'infinito su una partizione od un volume ></li> ><li> > Nel caso si rendano necessari, i controlli sul filesystem sono ridotti, poichè possono essere condotti in parallelo diverse analisi (questo vantaggio è più per i dischi multipli che per le partizioni multiple) ></li> ><li> > La sicurezza può essere aumentata montando alcune partizioni o volumi in sola lettura, nosuid (i bit setuid vengono ignorati), noexec (i bit executable sono ignorati) etc. ></li> ></ul> > ><p> >Le partizioni multiple hanno però un grosso svantaggio: se non sono configurate correttamente, si potrebbe avere un sistema con molto spazio libero su una partizione e poco su un'altra. C'è anche un limite di 15 partizioni per SCSI e SATA. ></p> > ></body> ></subsection> ></section> ><section> ><title>Usare fdisk su HPPA per partizionare il disco</title> ><body> > ><p> >Usare <c>fdisk</c> per creare le partizioni che si desiderano: ></p> > ><pre caption="Partizionare il disco"> ># <i>fdisk /dev/sda</i> ></pre> > ><p> >Le macchine HPPA usano le tabelle di partizioni PC standard DOS. Per creare una nuova tabella di partizione DOS, usare il comando <c>o</c>. ></p> > ><pre caption="Creare una tabella di partizioni DOS"> ># <i>fdisk /dev/sda</i> > >Command (m for help): <i>o</i> >Building a new DOS disklabel. ></pre> > ><p> >PALO (il bootloader di HPPA) ha bisogno di una partizione speciale per funzionare. Si deve creare una partizione di almeno 16MB all'inizio del disco. Il tipo di partizione deve essere <e>f0</e> (Linux/PA-RISC boot). ></p> > ><impo> >Se si continua senza creare una partizione speciale per PALO, il sistema non partirà . Se il disco è più grande di 2GB, assicurarsi che la partizione di boot sia nei primi 2GB. PALO non può leggere un kernek dopo 2GB. ></impo> > ><pre caption="Un esempio di schema di partizionamento di default"> ># <i>cat /etc/fstab</i> >/dev/sda2 /boot ext3 noauto,noatime 1 1 >/dev/sda3 none swap sw 0 0 >/dev/sda4 / ext3 noatime 0 0 > ># <i>fdisk /dev/sda</i> > >Command (m for help): <i>p</i> > >Disk /dev/sda: 4294 MB, 4294816768 bytes >133 heads, 62 sectors/track, 1017 cylinders >Units = cylinders of 8246 * 512 = 4221952 bytes > > Device Boot Start End Blocks Id System >/dev/sda1 1 8 32953 f0 Linux/PA-RISC boot >/dev/sda2 9 20 49476 83 Linux >/dev/sda3 21 70 206150 82 Linux swap >/dev/sda4 71 1017 3904481 83 Linux ></pre> > ><p> >Ora che le partizioni sono create, si può continuare con la sezione riguardante come <uri link="#filesystems">Creare i filesystem</uri>. ></p> > ></body> ></section> ><section id="filesystems"> ><title>Creare i filesystem</title> ><subsection> ><title>Introduzione</title> ><body> > ><p> >Ora che le partizioni sono state create, è il momento di inserire il filesystem. Se non si è interessati alla scelta del filesystem e vanno bene quelli che si usano di default in questo Manuale, continuare con la sezione su come <uri link="#filesystems-apply">Applicare un filesystem a una partizione</uri>. Altrimenti ecco una descrizione dei filesystem disponibili. ></p> > ></body> ></subsection> ><subsection> ><title>Filesystem</title> ><body> > ><p> >Sono disponibili molti filesystem. Ext2, ext3, XFS e reiserfs sono stabili sull'architettura HPPA. Gli altri sono sperimentali. ></p> > ><p> ><b>ext2</b> è il vero e proprio filesystem di Linux ma non possiede il supporto per il metadata journaling, il che significa che le routine che effettuano all'avvio i controlli sul filesystem ext2 possono impiegare diverso tempo. Al momento esiste una scelta abbastanza ampia di filesystem journaled di nuova generazione che sono in grado di effettuare controlli sulla consistenza molto velocemente e sono generalmente preferiti alle controparti non-journaled. I filesystem journaled prevengono i lunghi tempi di attesa che solitamente si riscontrano quando viene riavviato il sistema e il filesystem si trova in uno stato inconsistente. ></p> > ><p> ><b>ext3</b> è la versione journaled del filesystem ext2, fornisce il metadata journaling per un veloce recupero dei dati in aggiunta ad altre caratteristiche di journaling avanzate come full data e ordered data journaling. ext3 è un filesystem davvero molto valido e affidabile. Ha un ulteriore opzione di indice hashed b-tree che abilita alte prestazioni in quasi tutte le situazioni. In poche parole, ext3 è un filesystem eccellente. ></p> > ><p> ><b>ReiserFS</b> è un filesystem basato su B*-tree che offre ottime performance generali e si dimostra notevolmente superiore a ext2 e ext3 con file di piccole dimensioni (file minori di 4k), spesso di un fattore 10-15. ReiserFS scala inoltre molto bene e supporta il metadata journaling. Dal kernel 2.4.18 in poi, ReiserFS ha raggiunto la solidità che lo porta a essere caldamente raccomandato sia per un uso generico che per casi estremi come la creazione di grandi filesystem, l'uso su molti file piccoli, file molto grandi e directory contenenti decine di migliaia di file. ></p> > ><p> ><b>XFS</b> è un filesystem con metadata journaling che si presenta con un robusto insieme di caratteristiche ed è ottimizzato per la scalabilità  . Se ne raccomanda l'uso su sistemi Linux dotati di unità di memorizzazione con canali in fibra o high-en SCSI e alimentazione continua. Data l'aggressività con la quale XFS si serve della cache in RAM per i dati in transito, programmi progettati in modo non adeguato (quelli che non prendono precauzioni quando scrivono file su disco, e ce ne sono diversi) possono perdere una discreta quantità di dati se il sistema si arresta in modo inaspettato. ></p> > ><p> ><b>JFS</b> è il filesystem con journaling ad alte prestazioni di IBM. E' stato recentemente giudicato pronto per il mercato, ma ad oggi non è stato sufficientemente testato per fare commenti positivi o negativi sulla sua stabilità generale. ></p> > ></body> ></subsection> ><subsection id="filesystems-apply"> ><title>Applicare un filesystem a una partizione</title> ><body> > ><p> >Per creare un filesystem su una partizione o volume, sono disponibili tool per ogni filesystem possibile: ></p> > ><table> ><tr> > <th>Filesystem</th> > <th>Comando per la creazione</th> ></tr> ><tr> > <ti>ext2</ti> > <ti><c>mke2fs</c></ti> ></tr> ><tr> > <ti>ext3</ti> > <ti><c>mke2fs -j</c></ti> ></tr> ><tr> > <ti>reiserfs</ti> > <ti><c>mkreiserfs</c></ti> ></tr> ><tr> > <ti>xfs</ti> > <ti><c>mkfs.xfs</c></ti> ></tr> ><tr> > <ti>jfs</ti> > <ti><c>mkfs.jfs</c></ti> ></tr> ></table> > ><p> >Per esempio, per avere la partizione di boot (<path>/dev/sda2</path>) ext2 e la partizione root (<path>/dev/sda4</path>) ext3, si usa: ></p> > ><pre caption="Applicare un filesystem su una partizione"> ># <i>mke2fs /dev/sda2</i> ># <i>mke2fs -j /dev/sda4</i> ></pre> > ><p> >Ora si procede alla creazione dei filesystem sulle partizioni (o volumi logici) create precedentemente. ></p> > ></body> ></subsection> ><subsection> ><title>Attivare la partizione swap</title> ><body> > ><p> ><c>mkswap</c> è il comando usato per inizializzare le partizioni swap: ></p> > ><pre caption="Inizializzare la partizione swap"> ># <i>mkswap /dev/sda3</i> ></pre> > ><p> >Per attivare la partizione swap, usare <c>swapon</c>: ></p> > ><pre caption="Attivare la partizione swap"> ># <i>swapon /dev/sda3</i> ></pre> > ><p> >Creare e attivare swap subito. ></p> > ></body> ></subsection> ></section> ><section> ><title>Montare</title> ><body> > ><p> >Ora che le partizioni sono inizializzate e hanno un filesystem, è il momento di montarle. Usare il comando <c>mount</c>. Non dimenticarsi di creare le necessarie directory di mount per ogni partizione creata. Come esempio si monta la partizione root e boot: ></p> > ><pre caption="Montare le partizioni"> ># <i>mount /dev/sda4 /mnt/gentoo</i> ># <i>mkdir /mnt/gentoo/boot</i> ># <i>mount /dev/sda2 /mnt/gentoo/boot</i> ></pre> > ><note> >Se si vuole che <path>/tmp</path> risieda in una partizione separata, assicurarsi di cambiare i permessi dopo il mount: <c>chmod 1777 /mnt/gentoo/tmp</c>. Questo vale anche per <path>/var/tmp</path>. ></note> > ><p> >E' necessario inoltre montare il filesystem proc (una intefaccia virtuale con il kernel) su <path>/proc</path>. Ma prima si devono mettere i file sulle partizioni. ></p> > ><p> >Ora continuare con la <uri link="?part=1&chap=5">Copia dei file di installazione di Gentoo</uri>. ></p> > ></body> ></section> ></sections>
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